~ I LACCI SI SCIOLGONO IN POESIA ~
Devo porgere le mie più umili scuse al mio blog, al mio cassetto virtuale.
Ieri ho realizzato che non gli ho più portato rispetto. E di rispetto anche per me ultimamente ne ho avuto molto poco. Mi sono lasciata travolgere dalle passioni personali, in tutti i sensi.
Se Maria Lai nella sua visione del mondo, ne ricuciva i fili scuciti, io dai fili o meglio ancora, dai lacci mi sento incatenata.

Le nostre prospettive sono assolutamente diverse e di segno inverso.
Entrambe ci muoviamo da un’anima isolana seguendo due istinti opposti.
Lei nella gioia della sua forza centripeta raccoglie i pezzi del mondo nell’immenso abbraccio dell’universo. La mia è una forza divincolatrice e sconfitta anche quando vince.
Perché mi insoddisfa anche vincere.
Lei è fuori dai fili, io sono esattamente in mezzo.

A me, incoerenza emotiva nel suo stato extravergine, i pezzi del mondo stanno bene dove sono.
Nella mia visione del cosmo prevale la libertà del singolo, che nel suo progetto di self-transformation*, interagisce con le altre palle sul tavolo da gioco di un biliardo umano e facendo buca soccombe.
Lacci dentro, lacci fuori, lacci attorno. Elastici e collosi. Umani e mentali. Venosi e serpeggianti.
Nella poesia i miei lacci si stendono, uno ad uno, solo per pochi istanti.
Per questo alla poesia ritorno ogni volta che ho bisogno di riprendere fiato.
* “I’m only interested in people engaged in a project of self-transformation”, Susan Sontag 1974. È una frase che mi si cuce addosso come la pelle. Ne riparlerò.
Ben tornata dopo una lunga assenza. Sempre graffiante nelle tue pubblicazioni
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Grazie di cuore. Mi impegnerò a restare. E mi limerò le unghie, per non perderne il tocco. A presto.
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